Perché i pastori sardi protestano rovesciando il latte? Ecco perché

La Protesta dei Pastori Sardi

La Protesta dei Pastori Sardi


Perché i pastori sardi protestano rovesciando il latte? Ecco perché: ll motivo principale della protesta dei pastori sardi è il prezzo del latte imposto dai trasformatori, circa 0,60 euro/litro, che non copre nemmeno i costi di produzione. Queste le parole dei pastori, che per protesta stanno rovesciando il latte per strada: «Preferiamo buttare il latte, piuttosto che venderlo a prezzi così bassi».

Per capire l'importanza della Pastorizia in Sardegna riportiamo un post facebook pubblicato sulla pagina del Movimento Pastori Sardi:

"La Pastorizia in Sardegna sta attraversando un momento di profonda crisi economica caratterizzata dal crollo del prezzo del formaggio “Pecorino Romano DOP” tipologia di prodotto esportato in particolare nei mercati Nord-Americano e Canadese, la perdita di prezzo è determinata dall’assenza di moderni strumenti di programmazione e per il deficit negli investimenti in ricerca, finalizzati a creare valide alternative al suddetto formaggio. Il regime di monocultura comporta frequentemente un eccesso di produzione. Crisi che i trasformatori scaricano addosso ai pastori, dimezzandone il prezzo del latte oggi valutato circa 0,60 euro/litro, ben trenta centesimi al di sotto dei costi di produzione. I Pastori sardi chiedono un intervento super partes che permetta ai produttori primari di ottenere il giusto riconoscimento del loro ruolo guida nella tutela del made in italy e nel presidio civile delle aree rurali in via di spopolamento.

In Sardegna la zootecnia ovina da latte è costituita da circa 15.000 allevamenti, con oltre 3.000.000 di capi ovini e da circa 3.000 allevamenti, con oltre 330.000 capi caprini e rappresenta il principale aggregato zootecnico della Sardegna, con un’incidenza sulla PLV agricola regionale del 25% circa (45% il peso dell’intero settore zootecnico). Ognuno di questi capi ovini produce annualmente oltre 120 litri di latte, per cui la produzione complessiva del comparto si attesta ai 350/380 milioni di litri di latte, che trasformati portano a una produzione totale di formaggi pari a circa 590.000 quintali di formaggi così ripartiti:

• 160/170 milioni di litri a Pecorino Romano Dop
• 130 milioni di litri circa ad altri formaggi
• 10/11 milioni a Pecorino Sardo Dop
• 4/5 milioni a Fiore Sardo Dop

che hanno mosso un fatturato di circa 400 milioni di euro pari al 25% del fatturato agro-industriale regionale. La Sardegna è il più importante produttore nazionale di latte ovino caprino, più di due terzi (68%) ovino nazionale e oltre la metà del latte caprino sono prodotti in Sardegna e occupa tra diretti e indiretti circa 100 mila persone.

Sul piano economico la pastorizia crea ricchezza diffusa, basti pensare all’indotto che in maniera diretta o indiretta è collegato al mondo pastorale, pensate a tutto ciò che gira attorno alla pastorizia; caseifici, mangimifici, trasporti, mattatoi, il settore meccanico e delle costruzioni fino ad arrivare al terziario. La presenza di questo settore giustifica l’esistenza di migliaia di posti di lavoro; veterinari, biologi, impiegati delle ASL di enti Regionali ed anche due Facoltà Universitarie – quelle di Agraria e di Veterinaria girano attorno a questo comparto.

Nonostante l’importanza economica del pastoralismo, la pastorizia in Sardegna non va misurata soltanto in termini di punti percentuale del PIL prodotto ma anche e soprattutto per il suo valore sociale, culturale e ambientale.

La pastorizia produce dunque un valore più importante di quello economico.
La pastorizia ha un inestimabile valore ambientale.
Le oltre 17.000 aziende pastorali distribuite nel territorio ne garantiscono infatti la cura e il controllo.

Che cosa costerebbe alla società questo controllo? Non soltanto è questione di tenere i terreni puliti per prevenire gli incendi e le devastazioni, ma soprattutto conservare il paesaggio che abbiamo costruito in secoli di lavoro nelle campagne. Quel paesaggio non è solo il frutto della natura, ma del lavoro dei pastori sulla natura. Quel paesaggio è la nostra storia e la nostra cultura. La pastorizia ha infine un valore sociale, essa mantiene in vita l’interno della Sardegna, i suoi paesi, offre un senso all’esistenza di decine di migliaia di persone e costituisce anche un elemento fondamentale della nostra identità.

È necessario intervenire subito per evitare che la situazione economica degeneri creando tensioni sociali di difficile gestione.

I pastori sardi hanno proposti i seguenti interventi:

  • Vigilare affinché il Consorzio di tutela del Pecorino Romano DOP si attenga al rispetto delle quote di produzione già stabilite dal regolamento interno approvato dal Ministero delle Politiche Agricole.
  • Chiedere agli organismi Nazionali preposti di ritirare dal mercato almeno 20 mila quintali di prodotto da destinare alle persone meno abbienti o da destinare sotto forma di assistenza alimentare a paesi bisognosi. Tali misure potrebbero essere attuate, la prima con fondi Nazionali all’interno degli stessi strumenti Ministeriali a disposizione quale, il Programma AGEA degli aiuti alimentari agli indigenti per la platea di aventi diritto in Italia; la seconda con fondi regionali attraverso interventi del Ministero degli Esteri per gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, inseriti all’interno del programma di Cooperazione internazionale.
  • Finanziare un ammasso volontario di 20 mila quintali di formaggio tipo Pecorino Romano con lo scopo di favorire ai produttori una graduale immissione nel mercato.
  • Potenziare le O.P. Organizzazioni dei Produttori riconosciute e impegnarle nella gestione unitaria del latte in esubero attraverso aiuti finanziari e strutturali con il compito di togliere dal mercato locale almeno 30 milioni di litri di latte da destinare alla polverizzazione e alla vendita del latte tal quale nel mercato estero. Anche la suddetta misura è contemplata all’interno della L.R. 15/2010 e può essere finanziata con fondi Regionali.
  • Impedire anche attraverso l’utilizzo della “moral suasion” che singoli trasformatori acquistino più latte a loro necessario con il preciso intento di riversare l’eccedenza non trasformata al fine di creare inflazione nel mercato, obbligando i produttori primari a svendere il loro latte.
  • Convocare e istituzionalizzare un tavolo permanente per il settore Ovi-Caprino Nazionale con la presenza anche di rappresentanti del Movimento Pastori Sardi.

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